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È cresciuta la consapevolezza del paesaggio, ma deve molto ancora essere alimentata la percezione del patrimonio culturale non soltanto come bellezza, ma quale espressione identitaria: un approccio che molto turismo, per responsabilità dei suoi operatori grandi e piccoli, non coltiva per nulla.
È bene, certo, che alla tutela si accompagni la fruizione, ma è altresì necessario studiare e risolvere la potente contraddizione aperta dai processi riusciti di valorizzazione che, con il turismo di massa, producono spaesamento a danno dei residenti.
Occorre, dunque, una sapiente regia del turismo (non l'ennesima alchimia organizzativa) che sappia superare la promozione "puntuale" dei centri turistici già ambiti (Venezia, Firenze, le Cinque Terre...) e adotti - senza sacrificio per le eccellenze - una logica di bacino, individuando "spazi" a loro contigui meritevoli di valorizzazione per trasformarli in "luoghi".
Le Cinque Terre - volano principale dell'economia turistica ligure - costituiscono un importante laboratorio in questa direzione: negli ultimi anni il Parco Nazionale ha intrapreso strategie di razionalizzazione dei flussi turistici per porre rimedio a una criticità (rapporto numerico turista/residente, fragilità dei luoghi) ben più grave di quella del centro storico di Venezia.