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Laboratorio “conservazione del paesaggio”
Università degli studi di Milano – Università degli studi di Genova 8-12 maggio 2017
Se c'è una cosa che ho capito in questa piacevole esperienza è che in tanti anni di gite giornaliere,
partendo dalla mia Genova, non avevo mai capito le Cinque Terre. Per la prima volta posso dire di
essere “entrato” nelle Cinque Terre e non semplicemente “passato” come avevo sempre fatto prima.
Ovviamente per impregnarsi ancora di più della storia e della tradizione di questo splendido
territorio, bisognerebbe viverci, o addirittura nascerci. Ad ogni modo penso di poter semplificare
quello che ho percepito da questa Terra, che di certo non è semplice, in cinque parole chiave;
la prima è: rischio, che può essere inteso storicamente, come atteggiamento coraggioso verso un
territorio di per sé ostico, oppure come rischio di infortunarsi, e morire letteralmente di fame. O
ancora un significato più attuale, cioè quello del rischio idrogeologico, come tutti sappiamo, al
giorno d'oggi principale nemico del popolo in oggetto.
La seconda è sacrificio; è bastato incontrare un simpatico signore, con un pacco di cemento sulla
schiena su e giù per la scalinata di Monesteroli, per capire che il paesaggio antropizzato delle
Cinque Terre è costituito al 50% da pietre e al 50% da sudore.
La terza è infatti: scale. Qualsiasi spostamento si voglia effettuare in questa Terra, sarà sicuramente
in buona parte, se non totalmente, percorso su una scala. Lo stesso suolo è completamente costituito
di fatto da “scaloni”.
La quarta, forse da prendere con le pinze, è accoglienza. Tutti sanno della proverbiale non-ospitalità
dei liguri, ma questo angolo di Liguria, col tempo, ha dovuto per forza abituarsi all'accoglienza:
innanzitutto per lo smisurato sviluppo del turismo, e ultimamente per ottenere manodopera nei
terrazzamenti; e mi riferisco ai progetti intrapresi dalla Fondazione Manarola. Per questo qui mi
collego all'ultima parola, che è proprio: collaborazione. Nella piccola esperienza che ho potuto
provare all'interno della Fondazione, ho notato una voglia (e un dovere) di collaborare.
Queste parole, a mio avviso, mescolate tra di loro, saranno le pietre che terranno su le Cinque Terre
per tanti altri decenni; ma ovviamente questi pensieri non vogliono banalizzare un territorio che ha
di certo più problemi che certezze, certo è che d'ora in poi cercherò in prima persona, di rispettare il
lavoro millenario che ha portato a questo pittoresco paesaggio, e non limitarmi a scattare un selfie
sulla passeggiata di Manarola.