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LE CINQUE TERRE E LA DIFFICILE CONSERVAZIONE DELL'AMBIENTE LIGURE NEL XXI

Di Lorenzo Mondino

(Manarola - Sede -, 22 Giugno 2017)

 


Laboratorio "conservazione del paesaggio"

 

Università degli studi di Milano – Università degli studi di Genova

8-12 maggio 2017

 


Lo straordinario paesaggio delle Cinque Terre non è mai stato a rischio finché il territorio è rimasto

isolato dal resto del mondo. Esso ha continuato a perdurare nei secoli senza sostanzialmente venire

influenzato dai fatti storici che si sono susseguiti e dalle leggi economiche stabilite in seguito alle

varie rivoluzioni industriali, per via delle difficili comunicazioni ma anche di una generale

arretratezza della nostra Regione rispetto al panorama europeo, soprattutto nelle sue parti più

interne (tra cui mi sento di includere, per motivi storici e fisici, anche l'area in questione). L'avvento

della ferrovia e del capitale industriale nella vicina Spezia ha bruscamente imposto le logiche

dell'economia capitalista, qui come ovunque nel mondo, più o meno recentemente a seconda delle

varie situazioni.

La particolarità di questo ambiente sta nella sua estrema fragilità da un punto di vista

geomorfologico, in particolare per via di una territorializzazione di dimensione probabilmente

insostenibile in questo momento storico. Mi riferisco ovviamente all'opera di terrazzamento per la

coltura della vite, che come sappiamo ha riguardato praticamente tutto il territorio del parco tra i 30

e i 450 metri s.l.m., fantastica opera di sinergia uomo-ambiente, essenza stessa della geografia, ma

che al tempo stesso richiede costanti e premurose cure per essere mantenuta ed evitare che diventi

un rischio per qualunque cosa vi stia sotto. Sono problematiche comuni a tutto il territorio

regionale, più o meno intensamente terrazzato, con la differenza che nello specifico ci troviamo in

presenza di una bellezza innegabile, riconosciuta dall'UNESCO e confermata dai milioni di turisti

che ogni anno vi fanno visita.

Tale consapevolezza ha risvegliato in parte dei residenti un forte senso di appartenenza al luogo ed

una voglia di contribuire alla sua preservazione, come nel bellissimo caso della fondazione

Manarola Cinqueterre, nata dal basso con l'associazione dei cittadini della frazione per restaurare e

rimettere a coltura il cosiddetto “anfiteatro”. Azioni come questa non sembrano tuttavia bastare ad

garantire un futuro sicuro: le facilità offerte dal mercato turistico e dal capoluogo, in termini di stile

di vita, sono troppo allettanti per non venir (comprensibilmente) colte dalla maggioranza della

popolazione autoctona ed eventi alluvionali, come quello che ha colpito Vernazza nel 2011,

potrebbero ancora avere effetti devastanti sul precario equilibrio ambientale che si è instaurato.

Al tempo stesso il turismo non porta tutto l'aiuto che ci si potrebbe aspettare. Il Parco si trova in

quella fase che Miossec chiama “congestionamento”: la meta è ambita, ma il turista, in particolare il

crocerista tipo in arrivo dal porto di Spezia, si limita ad una visita superficiale dei centri urbani e dei

sentieri più conosciuti di collegamento tra essi, che risultano così congestionati soprattutto nei

periodi festivi, creando potenziali situazioni di pericolo, mentre i sentieri alti, che meglio incarnano

quella che invece è la vera essenza del territorio, passando attraverso ripide mulattiere e

terrazzamenti quasi “impossibili” se si pensa a chi, secoli addietro, ne ha praticato la costruzione,

vengono sporadicamente battuti da una piccola parte dei visitatori. L'indotto sul territorio portato da

questo genere di turismo è in proporzione basso, nonostante la recente introduzione della “5 terre

card”, i cui proventi vengono reindirizzati al mantenimento del territorio.

Tali problemi sono stati ampiamente esposti e dibattuti durante lo svolgimento del laboratorio, che

ci ha permesso di comprenderli almeno in parte e di rielaborarli in senso geografico. Si palesa a

questo punto il fatto che tale ambiente, per le sue caratteristiche morfologiche ed antropiche, non sia

in grado di sostenere questo tipo di numeri ancora per molti anni, ed è facilmente pronosticabile un

suo declino in tal senso, con conseguente diminuzione dei flussi di denaro in entrata. Al tempo

stesso vi sono vaste aree della Liguria che avrebbero bisogno di una rivalutazione in chiave

turistica, soprattutto se l'obbiettivo prefissato vuole essere quello della conservazione e

valorizzazione del paesaggio e non dell'abbandono.

Senza dilungarmi oltre, deve essere quindi obbiettivo comune non permettere che questo capitale si

rivolga ad altri mercati, ma favorire la formazione di una regione sistemica di respiro regionale o

anche interregionale, che consenta quindi una distribuzione sostenibile della risorsa, agendo anche

sull'aspettativa che il turista ha della Liguria e cercando di offrire per ogni sua tipologia ciò che più

si avvicina alle personali esigenze. Potrà magari essere una strada difficile o addirittura un'utopia,

ma solo provandoci seriamente potremo averne la certezza.

LE CINQUE TERRE E LA DIFFICILE CONSERVAZIONE DELL'AMBIENTE LIGURE NEL XXI
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