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Il mondo del vino racchiude uno scrigno di saperi, tecniche tramandate di padre in figlio, in dialogo con la natura circostante, i cui principali depositari sono gli agricoltori.
Le Cinque Terre hanno la fortuna di vantare dei veri e propri maestri nella coltivazione della vite su terrazzamenti ricavati dai versanti e realizzati con i muri a secco.
Proprio queste opere di architettura ecosostenibile ante litteram, e la loro gestione, sono state al centro della visita di scambio organizzata dal Parco Cinque Terre in Libano, nell’ambito dell’accordo di cooperazione per la realizzazione delle attività previste dal Progetto STONE, Restauro e valorizzazione di sistemi agricoli tradizionali per lo sviluppo economico e la conservazione ambientale della Riserva dei Cedri dello Shouf, sostenuto dall'AiCS (Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo) e frutto del partenariato tra la Ong Istituto OIKOS e L’Ente Parco.
L’accordo prevede infatti una raccolta e uno scambio di buone pratiche legate al management e alla coltivazione dei terrazzamenti in Libano e in Italia, con il coinvolgimento della Fondazione Manarola in Libano e dei rappresentanti di Al Chouf Cedar Society e degli agricoltori libanesi in Italia.
Nel corso della recente visita in Libano avvenuta nell’Aprile scorso, la delegazione composta da Giancarlo Celano, rappresentante della Fondazione Manarola e abile costruttore di muri a secco, e Matteo Perrone, tecnico dell’Ufficio Biodiverstià del Parco, ha messo a disposizione la propria esperienza nella gestione e manutenzione degli ambienti agricoli terrazzati.
Nelle Cinque Terre come nella regione dello Shouf la sfida è conciliare i bisogni dell’ambiente e della popolazione locale, applicando i principi dello sviluppo sostenibile in due settori principali: l’agricoltura e il turismo.
Dunque una preziosa occasione di scambio, crescita e tutela a cavallo del Mare nostrum.