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Su “Natura”, i parchi a tutela di biodiversità e sostenibilità

La rivista di ambiente e territorio dell’Arma dei Carabinieri, “Natura”, ospita un ampio ’articolo del presidente Federparchi Giampiero Sammuri sul ruolo delle aree protette

(Riomaggiore, 11 Luglio 2019)

 

La  rivista di ambiente e territorio dell’Arma dei Carabinieri, “Natura”, ospita un ampio ’articolo del presidente Federparchi Giampiero Sammuri sul ruolo delle aree protette a tutela della biodiversità e come modelli di sviluppo sostenibile. Qui il testo e il link.

I parchi e le aree protette italiane sono luoghi di grande bellezza, di natura, di paesaggi;  luoghi dove, insieme a flora  e fauna da tutelare, ci sono comunità operose. I Parchi, e con questo termine intendo l’insieme delle Aree Protette italiane,  hanno il compito di salvaguardare gli habitat e di trovare il giusto punto di equilibrio fra la conservazione e le necessità di sviluppo, che deve essere rigorosamente improntato alla sostenibilità ambientale.

Le Aree protette nel nostro Paese costituiscono un vero e proprio “sistema”  nel quale si intrecciano le funzioni di tutela della biodiversità, sviluppo sostenibile, servizi ecosistemici che assumono  una crescente importanza a fronte dell’avanzare tumultuoso dei mutamenti climatici.

I numeri ci descrivono come esse siano una  parte consistente del Paese. In Italia ci sono 24  Parchi Nazionali, 134 Parchi Regionali(in EUAP  (Elenco Ufficiale Aree Protette), 23 Parchi regionali non EUAP, 147 Riserve Naturali Statali, 27  Aree Marine Protette (più tre in via di istituzione), oltre trecentosessanta Riserve regionali.  Nel nostro paese abbiamo 820mila ettari di boschi e foreste che, nei parchi,   svolgono  funzioni ecosistemiche fondamentali, fra queste l’assorbimento di 145 milioni di tonnellate di CO2 eq./anno.

Nei soli Parchi nazionali negli ultimi 10 anni sono stati attivati 1700 progetti di ricerca per la tutela della biodiversità  mentre  in media ogni anno si svolgono 45 operazioni di reintroduzione e ripopolamento. In Italia  sono a rischio il 45% di animali vertebrati sulle 1.265 specie presenti sul nostro territorio; il 15% delle piante superiori; il 40% delle piante inferiori e il 30% dei principali ambienti naturali. I Parchi costituiscono il punto avanzato di tutela  dell’ambiente e un eccellenza del nostro paese, un punto di incontro fra l’uomo e la natura. Lo stambecco, il Gipeto, l’orso marsicano, il camoscio appenninico, il falco pescatore, si sono salvate o ripopolano l’Italia quasi esclusivamente grazie al lavoro dei parchi.

Federparchi è attore di numerosi progetti europei che  intervengono in settori specifici riguardanti la tutela della biodiversità così come lo sviluppo delle Aree Protette. Per citarne alcuni: SAPA e AlpBionet  si occupano del sistema dei Parchi nell’arco Alpino, mentre Dynaversity,  uno dei più progetti più recenti,  si inoltra nella nuova frontiera della conservazione delle risorse fitogenetiche e della loro gestione collettiva. Seguiamo, con LifeAsap,  le specie aliene invasive che sono ormai tra le principali minacce alla biodiversità e, con LifeEgyptian Vulture,  cerchiamo di proteggere  e incrementare la presenza in Italia e nel Mediterraneo del Capovaccaio, un raro uccello rapace  sull’orlo dell’estinzione.

I Parchi italiani hanno, inoltre,  un’alta presenza di popolazione. In Italia non c’è nulla di paragonabile a Yellowstone  con i suoi 8991 km quadrati praticamente selvaggi. Le nostre Aree Protette sono costellate da borghi e paesi, comunità nelle quali  convivono tradizione e innovazione  e che interagiscono con i Parchi rispetto ai quali, dopo iniziali diffidenze risalenti  ad un passato che vorremmo ormai lontano, cresce la consapevolezza di quanto  l’appartenenza o la vicinanza ad un parco sia un valore aggiunto, non solo per la tutela della natura ma anche per lo sviluppo equilibrato del territorio e per l’occupazione. Sono 1681 i Comuni italiani, su circa ottomila totali,  interessati  dalle Aree Protette EUAP. A dimostrazione di ciò basti guardare i numeri della filiera agroalimentare e del  comparto turistico. I Parchi nazionali e le Aree protette sono una laboratorio d’avanguardia per la sostenibilità agroalimentare. In essi ci sono 230mila aziende agricole e sono oltre 150 i prodotti  dop/doc/igp/igt,   più  tanti altri certificati come produzioni artigianali e di qualità.  La connessione tra natura, paesaggio e attività agro-silvo pastorali rappresenta, quindi,  uno degli elementi di attrattiva e valore del territorio, nelle aree protette e non solo. Per questo l’impegno di Federparchi si sta concentrando sulla promozione delle buone pratiche e sulla collaborazione tra i gestori delle aree protette e le categorie economiche, composte da  agricoltori, allevatori, pescatori artigianali, che traggono reddito e contribuiscono al governo dell’ambiente.

Sul fronte del turismo ogni anno  abbiamo 27milioni di presenze nelle A.P., una filiera  che conta 105mila posti di lavoro  e  un valore di 5,5 miliardi  grazie a coloro, italiani e stranieri, che  si recano nei nostri parchi  per godere delle loro bellezze ed eccellenze.  E’ un fenomeno positivo e in forte crescita che però va governato; la tragedia di Raganello  dell’agosto 2018 (dove a causa di una inondazione improvvisa morirono dieci persone avventuratesi in una gola) deve essere da sprone affinchè ciò avvenga con la massima  sicurezza possibile.  Riteniamo, ad esempio, che i parchi debbano gestire direttamente le visite in determinate  aree particolarmente sensibili o rischiose attraverso  “Guide  Parco”  opportunamente formate.  Una simile pratica aumenterebbe la sicurezza dei visitatori e la salvaguardia ambientale.  Sul tema dell’ecoturismo sono due i progetti europei in cui Federparchi è impegnata, Ceeto (orientato all’Europa centrale) e Destimed, che punta sul bacino del Mediterraneo  a cui si aggiunge il lavoro di diffusione, in Italia, della carta Europeo per il Turismo Sostenibile (CETS), una certificazione di qualità che vede i Parchi italiani primi in Europa.

L’intreccio tra tutela della biodiversità e le attività produttive sostenibili lo si vede anche nell’ambito della piccola pesca artigianale nelle Aree Marine Protette. Tale attività si sta dimostrando non solo uno strumento di sviluppo, ma anche un valido supporto per la difesa della biodiversità marina e al ripopolamento. Pescatori ed Aree Marine Protette hanno un rapporto di lunga data e in progressivo miglioramento  grazie anche al dialogo instaurato nel corso del tempo.  In esse si stanno sperimentando, anche con lo stimolo del  progetto europeo FishMPABlue2,  forme avanzate di cooperazione, anche gestionale, affinchè la piccola pesca sostenibile di tipo  artigianale possa svilupparsi e diventare un modello di riferimento anche al di fuori  dei confini delle AMP.

Dall’insieme delle attività e dei campi di intervento, credo emerga chiaramente la complessità e l’articolazione del mondo delle Aree Protette; ma ciò che è di primaria importanza, dal nostro punto di vista, è la consapevolezza dei cittadini di quanto sia importante  la conservazione, la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio naturalistico che costituisce una risorsa  unica al mondo al servizio dell’Italia.

 

Link all’articolo a pag. 20 del numero 110 maggio-giugno 2019  


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