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Oggi a Roma l’evento conclusivo di MEDSEALITTER , la plastica nell’ambiente

Protocolli specifici per il Mediterraneo per proteggere la biodiversità dall’impatto dei rifiuti

(Roma, 11 Giugno 2019)

I risultati del progetto MedSeaLitter sono stati illustrati questa mattina a Roma, nel corso della prima giornata dedicata al progetto finanziato con fondi UE per oltre 2 milioni di euro, realizzato attraverso una rete di collaborazione tra Aree Marine Protette – supportate da istituti di ricerca, associazioni ambientaliste e università di 4 Paesi UE (talia, Spagna, Francia e Grecia), che ha permesso di sviluppare per la prima volta un protocollo condiviso di monitoraggio sui rifiuti marini e i loro effetti nel Mar Mediterraneo.

I monitoraggi effettuati tramite drone hanno permesso, invece, di registrare sottocosta una densità di oggetti che varia da 34 a 40 oggetti ogni chilometro quadro. Questi dati emergono dall’analisi di oltre 4700 immagini registrate a una quota variabile da 20 a 65 metri sul livello del mare.

Gli oggetti galleggianti più frequenti provengono dal settore pesca e da quello legato al cibo: il 23% sono cassette di polistirolo, il 16% bottiglie di plastica, il 15 frammenti di oggetti non riconoscibili, il 13 % buste di plastica e l’11% frammenti di polistirolo.

 

"Oltre 260 specie, tra cui invertebrati, tartarughe, pesci e mammiferi marini, – dice Patrizio Scarpellini, direttore del Parco Nazionale delle Cinque Terre – sono direttamente o indirettamente colpiti dal fenomeno; alcuni rimangono impigliati, altri ancora li ingeriscono, con conseguente disfunzione del movimento e dell'efficienza riproduttiva, lacerazioni, ulcere e morte. Il problema dei rifiuti marini e in particolare la frazione plastica, è un fenomeno che ha effetti devastanti non solo sulla biodiversità, ma anche sulla qualità delle acque e degli interi sistemi territoriali. Nel nostro parco la sinergia con i fruitori del mare è obbiettivo condiviso... il battello spazzamare, i libretti su cui si segnalano le "catture" e le presenze plastiche, l'informazione e la tutela, la formazione per i ragazzi e gli adulti".

Il progetto ha messo a punto anche metodologie di analisi dei contenuti stomacali del biota per verificare la presenza di microframmenti di plastica grazie alle attività dei partner di MedSeaLitter in collaborazione con i centri di recupero tartarughe marine e le reti di monitoraggio degli spiaggiamenti. Anche questa metodologia viene messa ora a disposizione delle Aree Marine Protette.

 

Il monitoraggio effettuato ha rivelato la presenza di oggetti e frammenti plastici nel tratto digestivo di oltre il 65% delle tartarughe Caretta caretta esaminate e nel 50% dei pesci Boga.  

Lo studio è stato eseguito su oltre 130 esemplari di tartaruga marina Caretta caretta, già decedute, recuperate grazie alle reti di spiaggiamento tra il 2017 e il 2018 in Spagna, Francia, Italia e Grecia.

Le analisi delle feci e del contenuto del tubo digerente ha evidenziato la presenza di rifiuti ingeriti pari al 65%, con un’incidenza che varia dal 43% (in Italia) al 100% (in Spagna).

Il 70% delle particelle rinvenute è plastica. Nel 53% si tratta di frammenti di buste, per il 20% frammenti più spessi di oggetti e per il 9% filamenti di plastica. Tra gli oggetti identificabili trovati durante le necropsie ci sono, ad esempio, etichette di birra, bastoncini di lecca-lecca, palloncini e involucri di caramelle.

Per i monitoraggi sulle microparticelle ingerite dalle specie ittiche è stato usato come indicatore il pesce Boga (Boops boops). Nel complesso, tra il 2018 e il 2019, sono stati analizzati 750 individui e sono stati trovati oltre mille frammenti di plastica in poco più della metà di questi (51%), con una media presenza tra 1 e 5 frammenti, con un’incidenza variabile a seconda dell’area geografica di analisi. 

“L’Unione europea è fortemente impegnata nella tutela dell’ambiente ed è in prima linea nella lotta globale contro i rifiuti marini - afferma Beatrice Covassi, Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea -. Oltre alla definizione di politiche e provvedimenti normativi, come il piano d'azione per l'economia circolare e la direttiva sulla plastica monouso, l’UE sostiene finanziariamente progetti e tecnologie che contribuiscono a salvaguardare gli ecosistemi. In quest’ottica MedSeaLitter rappresenta un progetto molto importante: auspichiamo che il protocollo sviluppato venga adottato dal maggior numero possibile di Aree Marine Protette, in modo da definire modalità di gestione uniformi dei rifiuti marini per limitarne l’impatto ambientale."

Il Mediterraneo è uno dei 25 biodiversity hotspots del mondo, ovvero una delle regioni con il maggior numero di specie viventi in tutto il pianeta. È anche un punto cruciale per gran parte delle rotte migratorie degli uccelli paleartici, e nelle sue acque vivono circa 900 specie di pesci e cetacei e circa 400 specie vegetali.

Come per tutti i mari e gli Oceani, il Mediterraneo è fortemente minacciato dalle concentrazioni di rifiuti. La maggior parte dei rifiuti marini (circa il 95%) è composta da plastica (UNEP/MAP 2015) e sempre secondo l’UNEP il Mar Mediterraneo è attualmente una delle sei aree maggiormente invase da marine litter nel mondo, con concentrazione dei rifiuti in alcune aree comparabile a quella delle cosiddette “isole galleggianti” dell’Oceano Pacifico. Questo è dovuto principalmente alla sua struttura di bacino semichiuso con ridotti scambi d’acqua con l’Oceano Atlantico.

L’impatto sull’ambiente e sul biota marino dei rifiuti, in particolare le plastiche, sono oramai noti anche al grande pubblico. Per poter conoscere nei dettagli il fenomeno, le fonti di origine, la distribuzione ed il rischio di esposizione del biota (in particolare i cetacei e tartarughe presenti all’interno della Direttiva Habitat per i quali la plastica galleggiante è considerata una minaccia per la loro conservazione) il programma INTERREG MED ha finanziato il progetto Medsealitter che aveva come scopo principale lo sviluppo e la validazione di un protocollo di monitoraggio del marine litter e dei sui potenziali effetti sulle specie animali marine protette. Il poter utilizzare un protocollo unico di semplice applicazione ma validato scientificamente, permette di paragonare nel tempo e nello spazio l’evoluzione del fenomeno, e quindi di valutare tempestivamente ed efficacemente i risultati delle misure messe in atto per la riduzione delle plastiche a mare.


Oggi a Roma l’evento conclusivo di MEDSEALITTER , la plastica nell’ambiente
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