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Gentile Signora Santini,
leggo della disponibilità, da lei espressa, della Royal Caribbean a confrontarsi sul tema della sostenibilità dei flussi crocieristici alle Cinque Terre.
La notizia è stata lanciata da un titolo un po' rumoroso, ma non è di questo che vorrei discutere. Mi parrebbe interessante invece avviare il confronto partendo dalla frase che il cronista le attribuisce: «Il nodo è questo: non c'è un interlocutore. Con chi dovremmo discutere: con i sindaci? Con il Parco? O con chi altri?».
Ecco, Signora, lei ha citato entrambi gli interlocutori giusti: i soggetti pubblici, cioè, che, per il loro ruolo istituzionale, sono tenuti a governare (come possono) l'afflusso di migliaia di turisti.
Ma la partita, come lei certamente immagina, riguarda tutti, grandi operatori turistici compresi: se non si troverà, infatti, il modo di razionalizzare i flussi (e lo possiamo trovare d'intesa), le Cinque Terre non saranno ciò che i turisti sognano di trovare, ovvero un paesaggio agricolo lasciato sospeso sul mare, sasso su sasso, da diverse generazioni.
Se dovesse rompersi questo gioiello così fragile, le navi magari andrebbero altrove, ma qui resterebbero da gestire macerie di sogni e di sassi.
Vorrei trovare il modo di spiegarle meglio il rischio di cui le sto parlando. Per ora mi limito a constatare, senza alcuna vis polemica, quanto sia necessario - nelle Cinque Terre, ma anche in altre località turistiche del nostro Paese - modellare l'accoglienza sulla percezione che dei territori hanno le persone che li hanno creati e che, ostinatamente, continuano a custodirli.
Cordiali saluti.
Vittorio Alessandro