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Gli Alberi Monumentali del Parco Nazionale delle Cinque Terre

Quando un albero è monumentale

E' definito "albero o filare monumentale" un albero o un filare di alberi, che possa essere considerato un raro esempio di maestosità e longevità, o di particolare pregio naturalistico, o di riferimento ad eventi e memorie storiche e culturali, sia esso appartenente o meno alla flora naturale dell'area geografica dove è individuato.

Come è tutelato

La Legge 14 gennaio 2013, n.10 "Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani", individua il 21 novembre quale "Giornata nazionale degli alberi"; assicura l'effettivo rispetto dell'obbligo stabilito dalla legge 29 gennaio 1992, n.113, per il comune di residenza, di porre a dimora un albero per ogni neonato; contiene le disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale.

Il Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali 23 ottobre 2014 istituisce l'elenco degli alberi monumentali d'Italia e i principi e i criteri direttivi per il loro censimento. L'elenco degli alberi monumentali d'Italia si compone degli elenchi regionali, a loro volta composti dagli elenchi predisposti da tutti i comuni del territorio nazionale sulla base di un censimento effettuato a livello comunale. Il censimento degli alberi monumentali presenti nel territorio del Parco nazionale delle Cinque Terre è stato realizzato dai comuni mediante la collaborazione del Corpo Forestale dello Stato sino al 2017 e, successivamente all'assorbimento nell'Arma dei Carabinieri, del Reparto Carabinieri Parco Nazionale "Cinque Terre".

Come è scelto

I criteri di attribuzione del carattere di monumentalità sono

  • a) pregio naturalistico legato all'età e alle dimensioni, sia in relazione alla specie che alle condizioni ecologiche. Oltre alle misure di circonferenza, altezza, ampiezza e proiezione della chioma, la valutazione comprende l'aspettativa di vita dell'esemplare, per evitare di inserire situazioni compromesse;
  • b) pregio naturalistico legato a forma e portamento, derivati dalla libera crescita o da condizioni particolari;
  • c) valore ecologico, in quanto l'albero può rappresentare un vero e proprio habitat, indispensabile alla conservazione di specie animali rare e di interesse comunitario;
  • d) pregio naturalistico legato alla rarità botanica, a riguardo anche di specie esotiche;
  • e) pregio naturalistico legato all'architettura vegetale, spesso in sintonia con altri manufatti architettonici, come ville, parchi storici, complessi rurali;
  • f) pregio paesaggistico, se l'albero costituisce un elemento distintivo, un punto di riferimento, motivo di toponomastica ed elemento di continuità storica di un luogo;
  • g) pregio storico-culturale-religioso, legato alla componente antropologico-culturale del luogo, quale valore testimoniale, di eventi, tradizioni, leggende, riferimenti religiosi.

Il censimento degli alberi monumentali avviene utilizzando nel rilievo di campagna una scheda di identificazione predisposta per rilevare i parametri necessari, la quale una volta compilata dovrà essere consegnata al comune che ha competenza sul territorio in cui radica la pianta. Il comune trasmetterà quindi la scheda di identificazione integrata da altra documentazione alla regione, che provvederà alla valutazione ed all'inserimento nel proprio elenco regionale, che sarà trasmesso al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali al fine di redigere l'elenco degli alberi monumentali d'Italia, aggiornato annualmente.


Gli alberi monumentali del Parco Nazionale

L'elenco degli alberi monumentali d'Italia contiene due alberi e due insiemi omogenei di alberi, che crescono nel Parco Nazionale delle Cinque Terre: un Cipresso comune e un gruppo omogeneo di Lecci, presso il Santuario della Madonna di Reggio, nel Comune di Vernazza; un gruppo omogeneo di Lecci antistante il Santuario della Madonna di Soviore, nel Comune di Monterosso; un Terebinto all'interno del cimitero di Monterosso. La loro presenza in luoghi di culto non è casuale, per il richiamo alla meditazione ed alla elevazione spirituale ispirato dalle piante secolari, grazie all'altezza, alla protezione delle ampie chiome, alla persistenza del fogliame contrapposta alla caducità della vita. Scelti per creare negli spazi esterni un ambiente di raccoglimento in armonia con l'interno degli edifici religiosi, sono stati risparmiati, per rispetto alla sacralità dei luoghi, dai tagli motivati dal ricavo del legname.
Sono piante secolari, cresciute indisturbate dalle vicende umane. Il tempo le ha "impellicciate" di muschi e licheni e aperto cavità abitate da uccelli e roditori; i fusti rugosi brulicano di insetti cacciati dalle lucertole; tra i rami ed il fogliame si nascondono nidi e frullano ali.
Non sono più solo alberi, ma ambienti complessi, unici.
Se li avviciniamo in silenzio, possiamo ascoltarli e, se dimentichiamo la fretta, dialogare con loro.

Il Cipresso e i lecci del Santuario della Madonna di Reggio
Il Santuario della Madonna di Reggio si affaccia a circa 400 m di quota sulla valle di Vernazza. Meta di infiniti pellegrinaggi e della Via Crucis che risale dal cimitero del paese, è raggiungibile sia in auto, percorrendo la strada provinciale n.63, che a piedi tramite i sentieri nn. 582, 581, 508.
Chi vi arriva è sorpreso dall'imponenza di alcuni Lecci che bordano il piazzale e dalla maestosità del Cipresso che affianca il campanile. Insieme ai filari di Tigli e di Platani, isolano l'ambiente dal contesto agricolo circostante, obbligando alla sosta e predisponendo l'animo alla contemplazione.

Il Cipresso del Santuario della Madonna di Reggio
Alto 23 metri, cresce a fianco del campanile, quasi a volergli contendere il cielo. La circonferenza misura 4 metri e gli 800 anni di vita stimati lo rendono l'albero più longevo della Liguria.
Posizione e portamento ne fanno un elemento distintivo del luogo e nel panorama; la sua fitta chioma sempreverde assicura riparo e cibo a molte specie di uccelli. Risulta essere messo a dimora dopo la costruzione del Santuario fatta risalire al 1248 ed è citato nell'Inventario Nazionale degli alberi monumentali del 1990 e nel volume Alberi di Liguria edito dalla Regione Liguria nel 2003.

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Il Cipresso comune (Cupressus sempervirens L.) è una conifera appartenente alla famiglia delle Cupressacee, originaria del Mediterraneo orientale, dove forma boschi spontanei. Diffusa in epoca antichissima da Fenici ed Etruschi anche nella zona occidentale del bacino, è diventata specie caratteristica del paesaggio, soprattutto italiano.
E' un albero sempreverde, resistente alla siccità, longevo, che può raggiungere e superare i 25 m di altezza; la corteccia è marrone, fibrosa, lungamente fessurata; le foglie di colore verde scuro sono embricate ed appressate; i fiori femminili e maschili, molto piccoli e di colore giallo, sono riuniti all'apice dei rametti della stessa pianta (specie monoica); il frutto o cono femminile, detto galbula, è globoso e suddiviso in squame irregolarmente poliedriche, contenenti sino a 20 semi alati.
La figura snella colonnare, grazie alla chioma appressata a forma di fiamma, è molto apprezzata ai fini ornamentali ed utilizzata come frangimento o termine di confine, per l'ancoraggio assicurato da profondi fittoni.
Il legno è molto duro, compatto e duraturo, robusto e fragrante, resistente all'acqua e inattaccabile dagli insetti, quasi indistruttibile e perciò utilizzato per costruire mobili, infissi, teche ed in antichità navi.
Nonostante l'elevata resistenza, il Cipresso può essere attaccato dal fungo Seiridium cardinale, un cancro corticale capace di danneggiarlo irreparabilmente.

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L'insieme omogeneo dei lecci della Madonna di Reggio
L'affaccio del piazzale del Santuario della Madonna di Reggio è delimitato da alcuni grandi esemplari di Leccio, le cui ampie chiome proteggono la Chiesa ed i fedeli dal sole diretto e dalla calura estiva.
Sono alti circa 20 m ed hanno una circonferenza di 3.50 m. Il filare di Lecci del Santuario di Reggio è compreso nell'Elenco degli Alberi Monumentali della Liguria dal 2002.

L'insieme omogeneo dei lecci del Santuario di Soviore
Il Santuario della Madonna di Soviore, il più antico Santuario Mariano della Liguria, protegge dall'alto i fedeli di Monterosso, che lo hanno voluto meta della Via Crucis risalente dal paese. Protetto dall'ombra di maestosi Lecci e distaccato dai rumori delle vicende umane, lo sguardo si posa su tutta la valle, il golfo e l'abitato, fermandone il tempo.
Il filare di Lecci antistante il Santuario della Madonna di Soviore, dal 2002 censito nell'Elenco degli Alberi Monumentali della Liguria, è costituito da esemplari centenari, alti una ventina di metri, con una circonferenza di circa 3 metri. Le ampie chiome, fruscianti di uccellini, riparano l'edificio religioso dai raggi diretti del sole e inducono al raccoglimento.
Si raggiungono in auto, deviando dalla strada provinciale n.38, o meglio a piedi risalendo il sentiero n.509.

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Il Terebinto del cimitero di Monterosso al Mare
Proprio nella piana più alta del cimitero comunale, visibile da lontano, si distingue un bel Terebinto, inserito nel 2017 nell'Elenco degli alberi monumentali d'Italia. Di genere maschile, ha un'età stimata di 130 anni, l'altezza misura circa 10 metri e la circonferenza media 150 cm, ragguardevole relativamente alla specie. Testimone silenzioso e rispettoso del luogo, è radicato a picco sul mare, quale elemento del panorama. Punto di riferimento, come luogo aggregativo di raccoglimento e preghiera, avvolge con la chioma i pensieri e le passioni delle persone in visita ai defunti e custodisce le ceneri di Marco Malgrati, responsabile dell'Unità di Intervento comunale di Antincendio Boschivo di Monterosso al Mare, sottratto prematuramente all'affetto dei cari e della comunità.

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Il Terebinto (Pistacia terebinthus L.)
E' un arbusto o piccolo albero caducifoglio, alto alcuni metri, spontaneo nei pendii rocciosi ed aridi della Regione mediterranea e del Portogallo, dove colora la macchia di verde, di giallo o di rosso con il mutare delle stagioni. Appartiene alla famiglia delle Anacardiacee, che comprende 600 specie, 7 delle quali spontanee in Europa. I fiori maschili e femminili (unisessuali), di colore giallo o porpora, sono presenti su individui distinti (specie dioica) in infiorescenze ramose e dense, a forma di pannocchia piramidale, e compaiono contemporaneamente all'emissione annuale delle foglie. Queste sono decidue, alterne, imparipennate, piuttosto coriacee e verdi lucenti, composte da 3 a 9 foglioline ovate. La corteccia è bruno rossastra e come il resto della pianta, se incisa, emette una resina acre, estratta in Oriente per usi alimentari e curativi (trementina di Chio). Dai semi si ricava un olio alimentare ed i frutti possono essere utilizzati per la preparazione di bevande, liquori, pane. E' una pianta rustica assai resistente alla siccità, utilizzata anche come portainnesto per il Pistacchio (Pistacia vera L.), coltivato per il seme.
Volgarmente viene anche chiamato Scornabecco o Cornucopia, per la presenza di specifiche galle, dalla forma di corna di capra, utilizzate per le proprietà astringenti, come colorante e per la concia, data l'elevata concentrazione di tannino. Le galle sono delle malformazioni o escrescenze vegetali provocate da parassiti; quelle presenti sul Terebinto, dette anche carrube, sono indotte sulle foglie dalla puntura dell'afide Pemphigus cornicularius L. (Bauzongia pistaciae L.). Sono galle vistose situate all'estremità dei rami, lunghe una quindicina di centimetri, spesso ricurve, carnose, contenenti alcune migliaia di afidi. A fine estate le pareti della galla si fessurano e fuoriescono gli afidi alati, la galla vuota si dissecca ed imbrunisce e può ospitare altri insetti.

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Silvia Olivari 

Gli alberi secolari sono ambienti complessi, unici
Gli alberi secolari sono ambienti complessi, unici
(foto di: Silvia Olivari)
Leccio monumentale
Leccio monumentale
(foto di: Silvia Olivari)
Cipresso di Reggio
Cipresso di Reggio
(foto di: Silvia Olivari)
Cipresso di Reggio
Cipresso di Reggio
(foto di: Silvia Olivari)
Terebinto particolari
Terebinto particolari
(foto di: Silvia Olivari)
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